Esce Subbuglio la nuova raccolta poetica di Alessandra Peluso per i tipi de I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno. Dopo un lungo corso di silenzio dall’ultima pubblicazione, Alessandra Peluso esordisce, in fondo ogni volta appare un esordio, un nuovo inizio, caratterizza una nuova nascita, con “Subbuglio”: versi che ritraggono una simmetrica dualità tra vita interiore, l’individuale e l’universale vita. Nella silloge è contenuto il significato dell’amore nella relazione tra esseri umani: elementare specificarne il genere. È amore. Eros che non sfiora l’“o-sceno”, non si cerca una “scena”, significherebbe morire, e nel teatro dell’agire l’amore vive ed è il protagonista nel suo palcoscenico tra piacere e sensualità, coinvolgendo tutti i sensi compresa l’anima. Senza rapprenderla. Un invito forse inconsapevole ad amare, amarsi. Già. Abbracciare l’amore che rileva nell’altro l’incontro, la reciprocità. Il limite. Nel riconoscere il “limite”, il “subbuglio”: lo scompiglio, il tormento del proprio esistere sino a s-mascherarsi nell’altro, a congiungersi poi, sfiorando talvolta il divino.
C’è una tendenza nella poesia italiana che va avanti da sette secoli ed è un portato diretto dell’azione di Francesco Petrarca: il lessico dev’essere rarefatto, selezionato, deve escludere aspetti troppo realistici e diretti, non deve descrivere in modo diretto la realtà. Anche senza conoscere Petrarca (ma i Grandi lo conoscono bene), i nostri poeti non scrivono quasi mai la parola aereo, o ferro da stiro, o melanzana: le loro piante sono il viburno, l’edera, il gelsomino, non la gramigna, il melone, il pomodoro. Abbiamo fatto questa premessa perché Subbuglio, l’ultima raccolta di Alessandra Peluso, è come minimo una lettura sorprendente: riesce a tenere insieme la lezione formale di Petrarca con il punto di vista femminile sull’amore, inteso questa volta più come eros che come agape, aspetto già questo di grande originalità e di cui troviamo pochi precedenti nella poesia italiana. Riesce a sublimare, attraverso un linguaggio etereo e ricercatissimo, aspetti intimi. Suggerisce, non descrive. Inspira ed espira seguendo il ritmo binario della natura, che è quello delle maree. Quello della notte e del giorno. Quello della terra e del cielo. Quello del silenzio e del suono. Quello del battere e levare. Quello della sensualità. Quello della sessualità. (Marcello Aprile – Ordinario Linguistica italiana, Università del Salento)
Alessandra Peluso. Amante della libertà. Di ogni luogo. Delle anime. Collabora con l’Università del Salento (Bioetica, Filosofia politica, Storia della pedagogia) e con l’Università di Urbino Carlo Bo (Storia della filosofia, Filosofia della cultura). La prima raccolta di versi è “Canto d’Anima Amante” (2010), “Ritorno Sorgente” (2013), a cui è seguita “Sul Boxer del Nonno verso la Poesia” (2016).