Il governo entra in crisi proprio a poche ore dall’approvazione dei fondi legati al Recovery Fund, ovvero, i soldi per la ripresa messi a disposizione da Bruxelles. Si tratta al momento di 65 miliardi di euro, PER adesso, ed oltre 144 miliardi per ulteriori progetti futuri. Questa è la fetta che tocca alla nostra amata e martoriata Italia. Martoriata dall’incapacita’ politica, fin qui dimostrata, sia nella gestione dell’emergenza sanitaria e sia nella gestione dell’emergenza economica, come ho evidenziato più volte da imprenditore. Lo scollamento tra Stato e Regioni ad oggi appare in tutta la sua evidenza, basti vedere il balletto sul mondo della scuola: presenza, Dad, didattica integrata, un vero caos. Ma mi chiedo, da operatore economico anzitutto, come si spenderanno questi soldi, come si può pretendere che vi siano dei benefici alle imprese se chi ci governa si trova nel labirinto della querelle politica. Dei fondi del Recovery, 18 miliardi vanno alla sanità, 45 alla digitalizzazione, innovazione e cultura, il resto in politiche ambientali, di inclusione sociale e via dicendo. Tutti fondi essenziali, un’occasione irripetibile per creare sviluppo. Ma tale sviluppo come sarà realizzabile senza attori capaci e all’altezza, come, per meglio dire, in assenza di una stabilità politica. Senza contare poi tutto il discorso sul macrodebito che porrebbe il Mes (meccanismo europeo di stabilità-fondo salva stati). Indipendentemente se il Presidente Conte conferirà alla Camera per chiedere la fiducia o rassegnare le dimissioni, permangono tanti dubbi di ordine politico. La cosa che non può sfuggire è che il Paese senza stabilità e senza un governo definito non potrà impiegare adeguatamente le risorse utili alle imprese e, quindi, ai cittadini. Una cosa è non poter spendere, altro è saper programmare e poter spendere: l’Italia, allo stato attuale, ha la necessità di avere un esecutivo credibile a livello internazionale e a livello interno e non far tornare indietro le opportunità messe a disposizione dalla Comunità Europea. La prospettiva nefasta, se non ci si darà una mossa è che l’ Italia, in piena pandemia e nel post pandemia, si riduca ad un Paese del Terzo Mondo. Le imprese ed i cittadini aspettano ancora risposte e non credo potranno più sopportare incertezza o peggio ancora i balletti dei politicanti.