Si sono svolti ieri i lavori del Consiglio provinciale, presieduto da Stefano Minerva, chiamato a discutere su due proposte: la prima, relativa alla realizzazione, da parte di Enel Green Power Italia srl, di un impianto eolico costituito da 14 aerogeneratori, per una potenza complessiva di 84 MW, ricadente nei Comuni di Veglie, Salice Salentino, Guagnano, San Pancrazio Salentino (Br), Avetrana (Ta) ed Erchie (Br).
La seconda proposta, che arriva da Iron Solar srl, è relativa alla realizzazione di un impianto eolico costituito da 7 aerogeneratori, per una potenza complessiva di 42 MW, ricadente nei Comuni di Veglie, Salice Salentino, e con opere di connessione nei Comuni di Erchie e San Pancrazio.
L’assise di Palazzo dei Celestini ha espresso all’unanimità l’assoluta contrarietà alla realizzazione di entrambi gli impianti eolici, data l’incompatibilità dei progetti rispetto ai valori identitari del territorio salentino.
Per arrivare a questa conclusione, il Consiglio ha fatto propri i presupposti, l’analisi e le conclusioni riportate nelle osservazioni alla procedura di VIA (Valutazione impatto ambientale) proposte dalla Consulta all’Ambiente della Provincia di Lecce, e allegate in particolare all’atto consiliare riferito alla proposta Enel Green Power.
“Ringrazio il consigliere provinciale Fernando Leone, che si è fatto portavoce del territorio e ci ha posto all’attenzione il tema, e il consigliere con delega all’Ambiente Fabio Tarantino, che sta portando avanti iniziative importanti con la Consulta ambientale che stanno facendo scuola anche fuori dal Salento”, ha detto il presidente Stefano Minerva, ponendo l’attenzione su “una salvaguardia e una tutela ambientale necessarie per orientare le azioni di chi, in veste istituzionale, guida il proprio territorio”.
E ha aggiunto: “Le deliberazioni si inseriscono nell’ambito delle competenze di valorizzazione ambientale della Provincia, finalizzate a garantire il territorio di riferimento, evitare l’uso del suolo e conciliare le esigenze di sviluppo e economico e sociale con i valori identitari del Salento. Questo per definire condizioni di sostenibilità nell’uso delle risorse ambientali per le generazioni future”.
In entrambi i provvedimenti oggi all’ordine del giorno, si legge “che le opere previste dal progetto, per tipologia costruttiva, materiali, per estensione, per modifiche nella struttura organizzativa delle maglie agrarie e della viabilità, dei suoli e dei sottosuoli, per l’impatto visivo, acustico ed elettromagnetico generato, alterano di fatto il contesto paesaggistico-storico-rurale del territorio e dell’intero comprensorio entro cui sono previste, poiché stridono fortemente con le connotazioni rurali dei luoghi e con gli obiettivi di tutela non solo perseguiti dall’Amministrazione provinciale, ma confermati a più riprese sia dal PPTR, sia dal Ministero delle politiche agricole”.
Il Consiglio ribadisce “l’interesse della Provincia di Lecce verso uno sviluppo agricolo e culturale delle aree interessate dal progetto, in quanto caratterizzate da vigneti di eccellenza, in cui sono coltivati alcuni vitigni utilizzati per la produzione di vini DOC e IGT (Negroamaro, Salice Salentino, Primitivo) e dalla produzione di oli contrassegnati col marchio DOP”.
“La tutela e la valorizzazione del territorio salentino e delle sue prerogative, quali quello del patrimonio agricolo e turistico, che rientra tra le competenze fondamentali della Provincia” , si legge, “è quindi in contrasto con la realizzazione di un parco eolico nelle proprie campagne e nei dintorni di esse; mentre deve, necessariamente, concretizzarsi nel perseguimento di finalità che possano garantire la qualità dei prodotti, dei processi produttivi, del territorio stesso e, quindi, della vita di un’intera comunità di riferimento. Le energie rinnovabili sono certamente condivise, ma in aree non particolarmente di pregio in modo non invasivo ma integrabile, con il coinvolgimento attivo delle popolazioni e amministrazioni locali nelle scelte”.
Inoltre le “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”, per quanto riguarda la localizzazione dei parchi eolici caratterizzati da un notevole impegno territoriale, invita a scegliere per la localizzazione, in via prioritaria, aree degradate da recuperare, tale da far diventare l’impianto eolico una caratteristica stessa del paesaggio, contribuendo al riconoscimento delle sue specificità attraverso un rapporto coerente con il contesto, determinando un nuovo paesaggio. Il sito prescelto per la realizzazione degli impianti eolici, non è un’area degradata, al contrario, è il cuore di un territorio con una forte valenza agricola, turistica e paesaggistica”.
Stesse motivazioni anche nell’atto votato per rigettare la proposta di Iron Solar, (che non contiene il parere della Consulta, ma comunque l’attività è stata condivisa) in cui si sottolinea l’assoluta necessità di tutelare il paesaggio e i beni culturali-insediativi presenti sul territorio. “La normativa statale e regionale in materia di energia da fonti rinnovabili e le relative linee guida emanate da Stato e Regione, con particolare riferimento al D.M. 10/09/2010 con il quale sono state emanate le linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, definisce quali sono gli elementi per il corretto inserimento nel paesaggio e sul territorio degli impianti eolici. Le opere previste dal progetto in questione sono totalmente in contrasto con la direttiva del Parlamento europeo 23 aprile 2009 “Promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili”.
“Gli indirizzi dell’Unione Europea in relazione allo sviluppo delle fonti rinnovabili prendono atto dei profondi mutamenti dei sistemi energetici avvenuti negli ultimi anni. La UE punta ora con decisione sulla “generazione diffusa”, basata prevalentemente su impianti di piccola e media taglia localizzati presso le utenze. Questo processo ha origine, oltre che in svariati fattori socio-economici ed ambientali, in elementari principi di corretto uso dell’energia, che tendono a minimizzare le perdite di trasmissione e gli impatti ambientali connessi, localizzando la produzione di energia il più vicino possibile ai singoli centri di consumo. Inoltre, impellenti emergenze legate al consumo di suolo spingono decisori politici e operatori a privilegiare nella collocazione degli impianti le superfici edificate esistenti o marginali, evitando di sottrarre ulteriori superfici agricole”.
“Nell’ambito di questo modello, nella programmazione locale, i grandi impianti eolici non vengono tassativamente esclusi, ma il loro insediamento viene limitato ad aree non idonee ad usi agricoli, come cave dismesse, aree inquinate e bonificate, zone degradate e altre non utilizzabili in agricoltura. Massicci insediamenti eolici industriali si porrebbero in netto contrasto con tali indirizzi comunitari e ostacolerebbero la conversione del sistema energetico pugliese verso la generazione diffusa, i cui benefici sono l’utilizzo delle fonti di energia locali, maggiore sicurezza locale degli approvvigionamenti energetici, minori distanze di trasporto e ridotta dispersione energetica. Tale passaggio favorisce, inoltre, lo sviluppo e la coesione delle comunità grazie alla disponibilità di fonti di reddito e alla creazione di posti di lavoro”.