“Dopo aver vissuto la stagione dei ‘monopattini’ e dei ‘banchi con le rotelle’, oggi possiamo con soddisfazione applaudire ad un governo che ha saputo varare un progetto da 248 miliardi. L’impianto finale del Recovery Plan approvato da Camera e Senato con larga maggioranza vede 248 miliardi di euro complessivi di spesa: 191.5 miliardi di fondi del Recovery Fund, 30.6 del Fondo Complementare in Extra Deficit e, infine, ulteriori risorse dal
programma React-EU e dalla programmazione di fondi strutturali di investimento Ue.
Il Presidente Draghi, in Parlamento, ha delineato i capitoli di spesa ed un cronoprogramma, oltre ai ruoli dei singoli attori dell’Esecutivo da lui stesso presieduto. Allo stesso tempo, ha dichiarato che il progetto e’ stato autorizzato dall’Unione Europea ma vincolato ad un piano di riforme (Pubblica Amministrazione, Giustizia, Fisco). Indubbiamente, sulla carta, passare dai “banchi con le rotelle” ed i “monopattini” ad un progetto strutturale e’ un segnale
estremamente positivo per coloro che sono abituati a rischiare il proprio capitale ogni giorno. L’Italia ha urgente necessità di infrastrutture. La concomitante nomina di 29 Commissari Straordinari chiamati a gestire 57 opere pubbliche (16 infrastrutture ferroviarie, 14 infrastrutture stradali, 12 caserme per la pubblica sicurezza, 11 opere idriche, 3
infrastrutture portuali, 1 infrastruttura metropolitana) è un segnale positivo. A loro il dovere di portare a termine i cantieri con il massimo rigore sia nel rispetto dei tempi che dei costi. L’Italia non può più sopportare, ancor più dopo la pandemia, opere incompiute, mal costruite o i cui costi si ingigantiscono nel tempo. Con 82.7 miliardi di euro (21.6 miliardi al Nord; 24.8 miliardi al Centro; 36.3 miliardi al Sud) l’Italia potrà finalmente vedere attuare o terminare, fra l’altro, progetti quali la SS Ionica 106; la E 78 Grosseto-Fano; la SS 4 Salaria e la SS 20 del Colle di Tenda, la SS 16 Adriatica e la SS 89 Garganica fra le opere stradali. Opere ferroviarie quali le linee AV/AC Brescia-Verona-Padova, Napoli-Bari, Palermo-Catania-Messina; il potenziamento delle linee Orte- Falconara e Roma-Pescara; la chiusura dell’anello ferroviario di Roma; il potenziamento ad AV della direttrice Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia. L’Acquedotto del Peschiera, dighe in Sardegna, l’ampliamento dei porti di Genova, Livorno e Palermo. Le piccole e medie imprese italiane sanno bene quanto siano strategiche anche per loro infrastrutture moderne e perfettamente gestite, anche per questo apprezzano vedere legati questi investimenti ad un progetto strutturale sulla Pubblica Amministrazione italiana. Gli imprenditori da tempo chiedono una PA significativamente semplificata e modernizzata che sappia salvaguardare le proprie competenze ma che sappia alleggerire notevolmente le procedure. Al Presidente Draghi le piccole e medie imprese chiedono di tagliare i costi inutili a cui esse sono sottoposte e alleggerire i costi fiscali che non permettono loro di competere sui mercati internazionali. La pandemia ha annientato tante imprese famigliari (prima di essa sane) che, pur se di ridotte dimensioni, garantivano dignità e lavoro a tanti italiani, aziende che contribuivano al Prodotto Interno Lordo del nostro Paese. Siamo certi che il Presidente Draghi saprà ridare loro velocemente la dignità permettendo, in primo luogo, alle stesse di riaprire attraverso l’imminente Dl Riaperture. Troppe le incongruenze nella nostra Italia sul tema, nessuno vuole sminuire coloro che, dall’alto dei loro studi, hanno il dovere di portare il proprio contributo scientifico alle scelte politiche ma, è oramai tempo dopo più di un anno, che l’Esecutivo ed il Parlamento riportino il Paese alla totale operatività. A tutto l’arco parlamentare le piccole e medie imprese vogliono ricordare con chiarezza che il sistema democratico richiede azione costruttiva e statisti, non politici che seguono molto più gli interessi particolari o i sondaggi che le necessità del Paese. Il disagio, oggi indubitabile, deriva dalle tante notizie che, plasticamente, fanno percepire un Italia ove al centro non c’è ‘l’Italia tutta’ ma ‘l’Italia di qualcuno’. In alcuni casi, addirittura, ci riportano alla memoria rumori e disagi dell’ultimo periodo della Prima Repubblica. Il Presidente Draghi non ceda a questi e non dimentichi che il silenzio dei molti vale più del rumore dei pochi, allo stesso tempo il Presidente Draghi ci dia un segnale forte e definitivo di totale riapertura prima che i molti perdano la speranza”.
Alessia Ruggeri – Presidente UPI Italia