Territorio

Tampon tax: consigliera di Parità e Cpo provinciale chiedono ai sindaci di mobilitarsi. Minerva: “Riduzione o abolizione in tutte le farmacie”

Tampon tax: anche il Salento si mobiliti per l’abolizione dell’aliquota IVA massima sui prodotti igienici femminili, considerati ingiustamente beni di lusso e non beni primari. E’ la richiesta avanzata a tutti i sindaci del territorio salentino, nei giorni scorsi, in una lettera a firma della consigliera di Parità della Provincia di Lecce e della presidente della Commissione Pari opportunità provinciale.

Un’iniziativa caldeggiata e sostenuta dal presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva, che sul tema rilancia: “La riduzione o abolizione dell’IVA al 22 per cento, anche se temporanea, dovrebbe riguardare non solo le farmacie comunali, ma tutte le farmacie”.

Filomena D’Antini, consigliera di Parità della Provincia, e Teresa Chianella, presidente della Cpo provinciale, spiegano: “Abbiamo voluto sottoporre a tutti i sindaci dei Comuni una problematica che ci sta a cuore e che, negli ultimi tempi, è diventata oggetto di dibattito pubblico e di mobilitazione civile e politica crescente in Italia, in Europa e nel resto del mondo. Si tratta della cosiddetta tampon tax, cioè dell’applicazione dell’aliquota IVA massima, pari al 22%, sui prodotti igienici femminili”.

“La riduzione della tassa in Italia consentirebbe un risparmio di 23 euro all’anno circa per ogni consumatrice, da moltiplicare per il numero di donne in famiglia. Il differenziale sull’IVA non rappresenta in sé una cifra enorme, ma sulle fasce di popolazioni fragili, monoreddito, con più donne in famiglia, diventa consistente. Inoltre, la tassa in sé è un simbolo di ingiustizia, di disparità e discriminazione. Nasce da qui, la proposta concreta e simbolica di ridurre l’IVA, già attuata in alcune realtà”.

“E’ evidente che siamo di fronte ad una tassa ingiusta che, oltretutto, incide su un fenomeno ancora sommerso nel nostro Paese, la “period poverty” (povertà mestruale), cioè il disagio vissuto da donne che, per motivi economici, non possono garantirsi un’igiene adeguata durante tutto il periodo mestruale. Una realtà purtroppo poco conosciuta, aggravata dalla pandemia”, proseguono.

“Alla fine del 2019, il Governo italiano è intervenuto sulla questione tampon tax, prevedendo una riduzione dell’IVA al 5%, ma esclusivamente per assorbenti biodegradabili e compostabili. Una misura insufficiente, quindi, perché le mestruazioni non sono una scelta. In diversi Comuni italiani, tra cui Firenze, le farmacie comunali hanno abolito l’IVA sugli assorbenti. A livello europeo ed extraeuropeo abbiamo molteplici esempi virtuosi: Gran Bretagna, Irlanda, Canada e Australia l’hanno abolita, mentre altri hanno scelto di applicare aliquote molto ridotte”, scrivono nella missiva.

Da qui l’invito ai sindaci mettere in atto alcune azioni concrete, come: sostenere e promuovere nei Comuni iniziative contro la tampon tax e contro la period poverty; lanciare campagne di sensibilizzazione attraverso i siti e i canali social istituzionali; organizzare raccolte di prodotti mestruali da donare ad associazioni che lavorano con persone in difficoltà; proporre nei Consigli comunali, dove non è già stato fatto, una mozione contro la tampon tax per sollecitare Governo e al Parlamento sull’immediata riduzione dell’aliquota del 22% per i prodotti igienico-sanitari femminili, per arrivare poi alla totale detassazione dei beni essenziali alla salute e all’igiene femminile.

“Con queste iniziative contribuiremo a diffondere una maggiore coscienza sul tema, al fine di incidere positivamente e concretamente sulla qualità della vita delle donne”, concludono Filomena D’Antini e Teresa Chianella.