I prezzi del grano hanno raggiunto il massimo da 14 anni dopo che l’esercito ucraino ha sospeso le spedizioni commerciali nei suoi porti alimentando il timore di interruzioni delle forniture di grano tenero, mais e semi oleosi, con il rischio che anche la guerra dei dazi e dei blocchi delle forniture sia pagata da imprese e consumatori. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in riferimento allo stop degli scambi commerciali con l’Ucraina, dove al porto di Bari non arrivano più navi di grano tenero per fare pane e dolci e il mais per l’alimentazione degli animali, con l’export pugliese di prodotti agroalimentari a rischio, quando nel 2021 (dati provvisori) valeva quasi 44 milioni di euro, secondo i dati Istat Coeweb.
“Siamo deficitari ed importiamo addirittura il 64% del fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, perché l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano”, spiega Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia.
L’ Ucraina – conclude la Coldiretti regionale – ha un ruolo importante sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo) mentre la Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale.
L’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori pugliesi che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. “Con il crack delle stalle causato dall’aumento vertiginoso dei costi di produzione che mettono a repentaglio l’approvvigionamento dei mangimi per gli animali, serve un sostegno economico della Regione Puglia per dare liquidità agli allevatori e garantire la sopravvivenza stessa degli allevamenti”, aggiunge Pietro Piccioni, direttore Coldiretti Puglia.
L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti. E quest’anno sono praticamente raddoppiati in Italia i costi delle semine per la produzione di grano per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni ma ad aumentare sono pure i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare.
Per fermare le speculazioni a livello internazionale e garantire la disponibilità del grano – continua la Coldiretti regionale – occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Ci sono le condizioni per incrementare la produzione in Italia dove – precisa la Coldiretti – secondo l’Istat si stimano 500.596 ettari seminati a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superfice del grano duro risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato. La guerra sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri e nell’immediato occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle – conclude Coldiretti Puglia – con prezzi giusti che consentano agli allevatori di continuare a lavorare.