Fino al 15 settembre proseguono gli appuntamenti del progetto “Teatri a Sud“, ideato e promosso dalla compagnia salentina Astràgali Teatro con il sostegno del Ministero della Cultura, in collaborazione con Regione Puglia, Università del Salento e con le amministrazioni comunali di Lecce, Cavallino e San Cesario di Lecce. Giovedì 1 settembre (ore 21 – ingresso libero) nel Museo Didattico Archeologico di Cavallino in scena “Cani” della Compagnia Bandini/Zoe di Foligno. Lo spettacolo – testo, regia e interpretazione di Michele Bandini, consulenza drammaturgica/assistenza alla regia di Carolina Balucani e disegno luci a cura di Emiliano Austeri – è un lavoro che gioca sul tentativo di una relazione impossibile, un rapporto duale e individuale, un monologo a due che nasce dalla necessità di sentirsi amati. Una richiesta d’amore in un paesaggio desolato, domestico e selvatico, in cui si evocano ricordi, giochi di un’infanzia perduta. Un dialogo solitario restituito con un dialetto che da “lingua madre” diventa “lingua padre”, un codice emotivo, un linguaggio che è parola cruda e lirica, comica e violenta. Cani è un lavoro sugli equilibri di potere talvolta distruttivi, talvolta generativi, connessi ai rapporti genitori figli. Natura di un potere che universalmente ci riguarda, ci condiziona fin dalla nascita, come figli, come genitori, come animali di una specie. La scena, scarna, è un bosco dello spirito, una selva domestica, in cui riverberano parole e paesaggi sonori, che risuonano in un grande spazio vuoto del pensiero. L’universo acustico/musicale molto presente nelle ultime produzioni, assume in questo progetto una funzione drammaturgica e immaginativa che evoca la vastità di uno spazio interiore, un spazio in cui il paesaggio sonoro diventa amplificazione di un vuoto dell’anima. Citando Jean-Luc Nancy, «Le parole ‘animale’ e ‘animalità’ contengono una carica selvaggia, indomabile, pulsante, che evoca una estraneità inassimilabile e inadattabile», quindi da un lato questa «estraneità» allontana l’animalità lontano da noi umani, dall’altro rileva la parentela semantica tra animalità e «anima», che sottintende l’equivalenza tra l’animale e «ciò che è animato da un’anima». In questa ridefinizione di umano, si incontra quindi l’animale e tutto ciò che in qualche modo ci anima, sia in senso esistenziale che spirituale, in questo orizzonte di ricerca, l’uomo forse coincide con il Cane, emblema dell’animale addomesticato che ha sacrificato la sua natura selvatica, con un atto di assoggettamento docile e ubbidiente, inserendosi in un legame di dipendenza affettiva ed esistenziale, che è metafora del delicato rapporto tra il padre ed un figlio ferito. Michele Bandini, autore, attore e regista, inizia la sua carriera nel 1999. Ha lavorato come attore diretto tra gli altri da Marco Martinelli, Maurizio Lupinelli, Gigi dall’Aglio, Butch Morris. È co-fondatore con Emiliano Pergolari della compagnia Zoe Teatro nata nel 2002, prodotta dal Teatro Stabile dell’Umbria. Ha partecipato come attore a radiodrammi per Radio Due Rai e per Radio Televisione Svizzera di Lingua Italiana con il regista Sergio Ferrentino. Laureato in Filosofia Estetica, esperto di pedagogia teatrale, lavora con il Festival di Santarcangelo dal 2014 per il progetto non-scuola del Teatro delle Albe e ha realizzato numerosi progetti formativi a Ravenna (non-scuola dal 2004 al 2013), Foligno (Zoe Garage dal 2002), Napoli (Circo Corsaro di Scampia dal 2012). Ha scritto e realizzato progetti teatrali e installazioni sonore, quali Concerto In Se Minore, Landscape#, B-Sogno (il testo di quest’ultimo è stato pubblicato sulla rivista Lo Straniero del mese di Marzo 2014), il radiodramma a puntate La Quarantena del Signor Zut. Come artista e co-curatore è parte del collettivo di artisti umbri Corale dal 2017. È co-curatore dello Spazio Zut, di Umbria Factory Festival e di C.U.R.A. Centro Umbro Residenze Artistiche.
Sabato 3 settembre alle 21 nella Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce secondo appuntamento Verso la notte dei poeti con la partecipazione di Dauna, Simone Franco, Roberto Gagliardi, Lucio Giannone, Simone Giorgino, Matteo Mele, Claudio Prima, Roberta Quarta, Simonetta Rotundo, Fabio Tolledi. Durante la serata saranno presentati, con letture di stralci, i volumi “La Betissa. Storia composita dell’uomo dei curli e di una grassa signora” di Antonio Verri (Kurumuny), “Dentro ‘l mal de’ fiori. Il poema impossibile di Carmelo Bene” di Alessio Paiano (Kurumuny) e “Fame a Montparnasse” di Raffaele Carrieri (Musicaos).
La Betissa, pubblicata per la prima volta nel 1987, è una disperata favola a tinte fosche, un allucinato viaggio nell’inconscio e nel linguaggio che rappresenta una svolta decisiva nella ricerca espressiva di Antonio Verri, ora concentrata a indagare ossessivamente le relazioni che intercorrono fra le parole e le cose, fra il mondo e il libro che tenta di ricrearlo, in uno sforzo costante di trascrizione di quella varietà cosmica e disarmonica in un’opera chiusa, conclusiva e allo stesso tempo sempre in progress, aperta, sfuggente. Nella Betissa il riferimento al teatro non deve fare pensare a una dimensione realistica, dove trama e personaggi alimentano un piano narrativo naturalistico. Semmai la spinta surreale e iper-reale trova linfa proprio nella moltiplicazione dei piani che muove dal meccanismo teatrale. Lì, nell’ambiguità dello spazio della rappresentazione il contrasto tra vita e finzione, tra desiderio e tremore, tra sogno e carne concreta trova la propria molteplice collocazione. Vita e illusione, erranza e différance della vita, nella vita, nella scrittura-corpo, nel corpo a corpo che la scrittura di Verri ingaggia con l’esistere.
La prima lettura critica integrale, totalmente inedita, de ‘l mal de’ fiori (2000). L’ultimo lavoro di Carmelo Bene è un poema sotto ogni aspetto “eccessivo”, nel linguaggio, nel contenuto e persino nel layout editoriale, in cui prende corpo la formula “lorenzaccia” del «rovinare le rovine»: è la sfida impossibile di ‘scrivere la voce’, restituendo una sconcertante polifonia che chiama a raccolta tutte le ossessioni della sua ricerca (Shakespeare, Pinocchio, l’Adelchi, Dante, Leopardi, ecc.). Per comprendere l’operazione bisognerà rovesciare un assunto dello stesso Bene: come da attore non ha mai smesso di essere poeta, così da poeta non smetterà i panni dell’attore.
Raffaele Carrieri è stato uno dei protagonisti della vita letteraria e artistica italiana del Novecento. Nato a Taranto nel 1905, dopo una giovinezza avventurosa in giro per mezza Europa e il Mediterraneo, nel 1930 si trasferì a Milano dove svolse un’intensa attività come poeta, narratore e critico d’arte. Dopo la morte però, avvenuta a Lombrici di Camaiore nel 1984, il suo nome è stato un po’ dimenticato e la multiforme opera di Carrieri non ha ricevuto l’attenzione che merita da parte della critica. Un segno di rinnovato interesse nei suoi confronti è rappresentato dalla recente ristampa di uno dei suoi primi libri, Fame a Montparnasse, apparso per la prima volta a Milano presso la Casa editrice Bietti nel 1932, cioè esattamente novant’anni fa. Il volume, a cura e con introduzione dello scrivente e con un profilo dello scrittore di Simone Giorgino, è un’opera a carattere autobiografico ispirata alla permanenza parigina dell’autore che si recò nella capitale francese in cerca di gloria e fortuna per la prima volta nel 1923 e poi nel ‘25, dove frequentò e conobbe direttamente molti dei grandi artisti, respirando l’atmosfera delle prime avanguardie novecentesche, ma anche tanti altri che aspiravano a diventare famosi, spesso senza riuscirci.
Lunedì 5 settembre (ore 21 – ingresso libero) nel Museo Didattico Archeologico di Cavallino la compagnia calabrese Mana Chuma Teatro torna nel Salento con “Come un granello di sabbia” con Salvatore Arena, autore e regista con Massimo Barilla. A diciotto anni Giuseppe Gulotta viene costretto a confessare l’omicidio di due carabinieri in una piccola caserma di Alcamo. Il delitto nasconde un mistero indicibile: uomini dello Stato che trattano con gruppi neofascisti, traffici di armi e droga. Per far calare il silenzio serve un capro espiatorio, uno qualsiasi. Attraverso la sua vicenda umana (e di Salvatore e Carmine – le due vittime della strage – o di Giovanni, Vincenzo, Gaetano – gli altri capri espiatori designati) lo spettacolo prova a rendere giustizia a quelle vite interamente sottratte per ragioni inconfessabili. La voce di Giuseppe ci attira in questo vortice raccontando la gioventù interrotta, l’arresto, le torture, la lunga carcerazione, ma anche l’irriducibile cocciuta speranza in un restituzione finale della propria umile e alta identità. Lo spettacolo è l’ultimo capitolo della quadrilogia “A Sud della memoria” che Mana Chuma ha dedicato alla storia contemporanea del Mezzogiorno.
Mercoledì 7 settembre (ore 21 – ingresso libero) l’atrio del Palazzo Ducale di San Cesario di Lecce accoglierà una nuova replica di Fimmene! con Anna Cinzia Villani, Fabio Tolledi, Simonetta Rotundo e Roberta Quarta. Canti di lavoro e d’amore, canti di nostalgia, canti di lotta e desiderio. Da questi canti, nascono i testi poetici scritti da Fabio Tolledi, che si intrecciano sonoramente alle melodie che parlano di noi, di antichi gesti, della voce che forte trascorre sulla terra e va verso il cielo, verso il mare. Canti polivocali, canti per più voci e per diversi modi di cantarli ma non solo, come dall’antica tradizione della trasmissione dei saperi attraverso il corpo, il canto, la danza, questi canti portano con sè racconti, aneddoti, ricette di cucina, visioni di un mondo certamente più umano. Un affresco su come le donne vengono raccontate dai canti della tradizione, e su come rappresentino se stessa attraverso il canto. Voci di donne che cantano la parola con grazia, coraggio e ironia e attraversano, cambiando, i tempi.
Da giovedì 8 a domenica 11 settembre nella Distilleria de Giorgi di San Cesario di Lecce in programma la seconda edizione della Summer school di filosofia a cura della rivista “Kaiak. A philosophical journey” e di Astràgali Teatro, con il patrocinio dell’Università del Salento e della Società Filosofica Italiana (iscrizioni entro il 31 luglio – info rivistakaiak@libero.it).
Martedì 13 settembre (ore 21 – ingresso libero) nell’atrio del Palazzo Ducale di San Cesario di Lecce appuntamento con “Il cantico dei cantici per lingua madre”, spettacolo di Astràgali Teatro scritto e diretto da Fabio Tolledi. In scena le attrici della compagnia salentina, Roberta Quarta e Simonetta Rotundo, sono accompagnate dalle musiche eseguite dall’Ensemble Montesardo, coordinato dal Maestro Luca Tarantino (tiorba) e composto dal soprano Ludovica Casilli, dal mezzosoprano Kairi Kosk e da Livio Grasso (tiorba).
Giovedì 15 settembre (ore 21 – ingresso libero) Teatri a Sud si concluderà nel Chiostro dei Teatini a Lecce, all’interno di Lecceinscena, cartellone estivo del Comune di Lecce, con la nona edizione della Notte dei poeti, uno spazio per dare voce a molteplici esperienze di scritture poetiche e cogliere la complessità della ricerca che si è sviluppata negli ultimi decenni creando una possibilità di incontro tra chi scrive e chi va alla scoperta della scrittura attraverso la lettura e l’ascolto.
La compagnia Astràgali Teatro nasce nel 1981 a Lecce per fare teatro, formare attori e dare vita ad uno spazio di circolazione dei discorsi e delle pratiche. Riconosciuta dal 1985 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come compagnia teatrale d’innovazione, dal 2012 è sede del Centro Italiano dell’International Theatre Institute dell’Unesco ed è membro dell’Anna Lindh Euro-Mediterranean Foundation for the Dialogue between Cultures. Ha realizzato progetti artistici, spettacoli, attività in circa 30 paesi in tutto il mondo. Nel corso di questi anni numerosi spettacoli hanno trovato casa in molti luoghi di grande interesse culturale in Italia e all’estero, anche in siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco.