Questa mattina, con il montaggio dell’impalcatura, sono iniziati i lavori di messa in sicurezza della facciata della chiesa di Sant’Irene. L’intervento si è reso necessario perché si è verificato, nel corso del tempo, il distacco di alcuni elementi scultorei che hanno messo in rilievo una generale situazione di degrado dell’intera facciata, dovuta a una serie di cause, fra le quali l’azione erosiva degli agenti atmosferici.
Si tratta del primo importante intervento effettuato sull’edificio sacro di proprietà del Comune dalla conclusione del restauro, datata al 2008.
I lavori di messa in sicurezza – che dureranno circa 10 mesi e sono stati stimati dall’Ufficio Centro Storico per un importo pari a circa 100mila euro – saranno realizzati dalla ditta Nicolì attraverso lo strumento della sponsorizzazione tecnica dei beni culturali, vale a dire che saranno finanziati con i ricavi derivanti dal banner pubblicitario che sarà esposto su parte dell’impalcatura per tutta la durata del cantiere. Previsto dal D.M. del 19/12/2012, questo strumento consiste in una forma di partenariato che prevede la progettazione e realizzazione di parte o di tutto l’intervento a cura e spese dello sponsor, che ne consegue un vantaggio di tipo pubblicitario.
La ditta Nicolì è stata individuata attraverso un avviso pubblico emesso dal Comune nel marzo del 2019 destinato a soggetti interessati a candidarsi per la sponsorizzazione tecnica. La ditta aggiudicataria ha, quindi, redatto un progetto esecutivo sottoposto al parere della Soprintendenza, che lo ha autorizzato a gennaio di quest’anno.
I lavori interesseranno tutta la facciata e saranno articolati in una serie di operazioni successive: un primo intervento di rimozione dei depositi superficiali, seguito dalla verifica della stabilità e della tenuta degli ancoraggi dei singoli elementi che costituiscono il manufatto e dalle operazioni preliminari di ristabilimento parziale della coesione. Poi si passerà alla stuccatura e microstuccatura temporanea e alla disinfestazione che prevede anche l’estirpazione della vegetazione erbacea presente. Preceduta dall’esecuzione di alcuni test preliminari per stabilire le tecniche più adeguate, si procederà, quindi, all’operazione di pulitura, di consolidamento, di rimozione di vecchie stuccature ormai inadeguate, alla stuccatura e revisione estetica e si concluderà con la protezione superficiale.
«L’intervento sulla facciata di Sant’Irene – dichiara l’assessore ai Lavori Pubblici Marco Nuzzaci – non era più rinviabile non solo per motivi connessi alla tutela del bene, per il quale abbiamo ravvisato un’importante situazione di degrado e di erosione, ma anche per ragioni di pubblica incolumità, visti gli episodi che, negli anni scorsi, hanno registrato il distacco di alcuni elementi lapidei per fortuna senza danni a persone e cose. Proprio in seguito a questi episodi, l’Ufficio ebbe modo di effettuare alcune ricognizioni con il carrello elevatore per prendere visione delle criticità presenti su più punti della facciata. Adesso interveniamo per risolvere e restituire bellezza e sicurezza a Sant’Irene, con un cantiere peraltro a costo zero per le casse del Comune».
Note storiche
Voluta dall’ordine dei Teatini, la chiesa è intitolata a Sant’Irene, patrona della città sino al 1656, quando papa Alessandro VII scelse di proclamare a patrono sant’Oronzo.
La costruzione della chiesa fu iniziata nel 1591, su progetto dell’architetto Francesco Grimaldi, religioso appartenente all’ordine dei teatini, che nell’impianto architettonico decorativo volle richiamare la chiesa di Sant’Andrea della Valle a Toma e le chiese di sant’Andrea delle dame e di San Paolo maggiore di Napoli.
A caratterizzare la parte inferiore del prospetto, suddivisa in cinque parti, ci sono quattro nicchie,
due vuote, le prime due sovrastate da un arco a tutto sesto e le altre da due timpani. Al centro vi è il portale che è sormontato dalla statua di Sant’Irene, datata 1717, ed opera dello scultore Mauro Manieri, uno dei massimi esponenti del barocco Leccese. All’altezza della cornice marcapiano troneggia lo stemma della città di Lecce.
Nell’ordine superiore, diviso, invece, in tre parti, troviamo altre due nicchie vuote, sovrastate da archi a tutto sesto, e il finestrone che illumina gli interni, coronato da un timpano decorato con lo stemma dell’ordine teatino. La scritta “Irene virgini et martiri“ (Irene vergine e martire) campeggia sulla trabeazione; il tutto è completato in alto da un frontespizio triangolare con lo stemma della città.
La chiesa di Sant’Irene dei Teatini è stata teatro di importanti avvenimenti storici. La sua importanza è certificata dalla visita che il Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone fece nel 1797. Sessant’anni dopo, nel 1860, i leccesi espressero proprio qui la loro volontà di fare il loro ingresso nel neonato Regno d’Italia. Il nuovo Re decise pochi anni dopo di sopprimere gli ordini ecclesiastici. I teatini non fecero eccezione, ma la chiesa rimase comunque aperta al culto.