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Insufficienza venosa cronica: un problema circolatorio da non sottovalutare

Gambe pesanti, gonfiore e vene varicose non sono solo fastidi estetici, ma segnali di un problema circolatorio noto come insufficienza venosa cronica. Si tratta di una condizione in cui il sangue fatica a risalire dalle gambe al cuore, causando ristagni e un aumento della pressione nelle vene. Se trascurata, può portare a complicanze serie, compromettendo la qualità della vita. Ne parliamo con il dott. Olimpio Spedicati, Responsabile della Week Surgery, e con il dott. Salvatore Tondo, Chirurgo, entrambi in servizio presso il P.O. Santa Maria Novella di Galatina (Lecce).

Potete spiegarci in parole semplici che cosa significa soffrire di insufficienza venosa cronica?

L’insufficienza venosa cronica è una condizione in cui le vene delle gambe non riescono a far risalire il sangue al cuore in modo efficiente. In una situazione normale, i muscoli del polpaccio e alcune piccole valvole all’interno delle vene collaborano per spingere il sangue verso l’alto. Quando queste valvole non funzionano correttamente o la parete della vena risulta indebolita, il sangue fatica a scorrere e tende a ristagnare nelle gambe. Questo crea una pressione eccessiva all’interno delle vene, portando nel tempo a sintomi come pesantezza, gonfiore e, nelle fasi più avanzate, alla formazione di vene varicose visibili.

È importante capire che l’insufficienza venosa cronica non è soltanto un problema estetico, ma una vera e propria patologia circolatoria. Molti pazienti riferiscono un senso di affaticamento costante alle gambe che, se trascurato, può evolvere in complicanze più serie. Riconoscere i segnali precoci e intervenire tempestivamente è la chiave per evitare peggioramenti e migliorare la qualità di vita.

  Quali sono le diverse tipologie di insufficienza venosa cronica?

Per capire meglio l’insufficienza venosa cronica, è utile conoscere la classificazione CEAP, largamente impiegata in ambito medico per descrivere le varie fasi di gravità:

  • C0: Non ci sono segni visibili o palpabili di malattia venosa, ma potrebbero esserci sintomi lievi (gambe stanche, leggero fastidio).
  • C1: Presenza di piccoli vasi visibili (capillari o reticolari), spesso definiti teleangectasie.
  • C2: Comparsa di varici vere e proprie, cioè vene dilatate e tortuose.
  • C3: Edema alle gambe (gonfiore marcato), segno di una stasi venosa già significativa.
  • C4: Alterazioni della pelle e del tessuto sottocutaneo, come iperpigmentazione, eczema, o lipodermatosclerosi (indurimento e colorazione scura della cute).
    • C4a: Pigmentazione o eczema.
    • C4b: Lipodermatosclerosi o atrophie blanche (aree depigmentate e atrofiche).
  • C5: Ulcera venosa guarita: significa che il paziente ha avuto un’ulcera legata all’insufficienza venosa, ma che è cicatrizzata.
  • C6: Ulcera venosa aperta (attiva), che richiede un trattamento intensivo e costante.

Questo sistema ci aiuta a definire quanto è avanzata la patologia, la sua origine (ad esempio congenita o conseguente a trombosi), l’anatomia delle vene coinvolte e il meccanismo patologico (reflusso, ostruzione o entrambi). Conoscere il proprio “stadio CEAP” consente allo specialista di pianificare la strategia terapeutica più adeguata.

Quali sono le principali cause di questa malattia e come si manifesta di solito?

Spesso l’insufficienza venosa cronica è legata a un mix di fattori: una predisposizione genetica, lo stile di vita (per esempio lunghi periodi trascorsi in piedi o seduti), l’obesità e gli squilibri ormonali (come quelli che si verificano in gravidanza). Anche l’età gioca un ruolo, poiché la parete delle vene può diventare più “lassa” col passare degli anni.

Sul piano dei sintomi, molti pazienti iniziano lamentando gambe “pesanti” e gonfie, soprattutto verso fine giornata. Altri avvertono piccoli crampi notturni o formicolii. Con il tempo possono comparire vene in rilievo, note come varici, che possono essere inizialmente più sottili (capillari) e poi diventare più ampie e tortuose. In alcuni casi la cute si altera, assumendo colorazioni scure o marroni, soprattutto vicino alle caviglie, e possono formarsi piccole ferite (ulcere) che stentano a chiudersi.

Se non viene curata, a quali complicazioni può portare l’insufficienza venosa cronica?

Quando le vene non funzionano in modo adeguato, la pressione sanguigna nelle gambe aumenta, creando un ambiente ostile per i tessuti. A lungo andare, questo può tradursi in danni permanenti alla parete venosa, in un peggioramento delle varici e in un costante rischio di infiammazione (flebiti) o di piccole rotture, con possibili sanguinamenti.

Nei casi più gravi, la stasi del sangue può favorire la formazione di coaguli (trombosi), che in rari casi possono spostarsi verso i polmoni (embolia polmonare). Un’altra conseguenza frequente è l’ulcera venosa, una lesione cutanea che si forma di solito intorno alla caviglia: è spesso dolorosa, può infettarsi facilmente e rende difficile il normale svolgimento delle attività quotidiane. Curare tempestivamente l’insufficienza venosa significa prevenire queste complicazioni e ridurre al minimo gli effetti sulla vita di tutti i giorni.

Una volta diagnosticata l’insufficienza venosa cronica, come si può intervenire concretamente?

La strategia di trattamento dipende dalla gravità della situazione e dal tipo di vene coinvolte. Ci sono diversi livelli d’intervento:

  1. Trattamenti conservativi
    • Calze elastiche: aiutano la circolazione comprimendo gradualmente la gamba dal basso verso l’alto, evitando che il sangue ristagni.
    • Attività fisica: semplici passeggiate quotidiane o sport come il nuoto e la bicicletta favoriscono la spinta del sangue verso il cuore.
    • Farmaci flebotonici: alcuni principi attivi, prescritti da un medico, possono migliorare il tono delle vene e ridurre l’edema.
  2. Procedure mini-invasivi o interventistiche
    • Scleroterapia: si iniettano sostanze che “chiudono” le piccole vene superficiali. Ideale per varici o capillari meno gravi.
    • Ablazione termica (laser o radiofrequenza): metodiche moderne che consentono di “sigillare” la vena malfunzionante dall’interno senza doverla asportare.
  3. Chirurgia tradizionale
    • Consiste nello “stripping” (rimozione) della vena safena o di altri segmenti venosi. Oggi è utilizzata più raramente, grazie all’efficacia delle tecniche mini-invasive.

Ci spiega meglio in cosa consiste la termoablazione della safena con radiofrequenza e quali vantaggi offre?

La termoablazione in radiofrequenza è un intervento innovativo e poco invasivo: si introduce un piccolo catetere nella vena safena, la principale vena superficiale della gamba, che risulta malfunzionante. Attraverso un generatore di radiofrequenza si emette calore all’interno del vaso, provocando una chiusura graduale delle sue pareti. In questo modo, il sangue viene deviato verso le vene sane, risolvendo il problema del ristagno.

I benefici più rilevanti di questa procedura sono:

  • Minimo trauma: non servono grandi incisioni, dunque riduce il dolore e velocizza la guarigione.
  • Assenza di cicatrici: si effettua una piccola puntura, quindi l’impatto estetico è pressoché nullo.
  • Rapida ripresa: spesso si torna alle normali attività entro 24-48 ore, a seconda del quadro clinico.
  • Risultati stabili: la percentuale di successo è molto elevata, con basso rischio di recidiva.

Se qualcuno decide di sottoporsi a questo trattamento, come avviene concretamente l’intervento?

Di norma la termoablazione viene eseguita in day service o day surgery, impiegando anestesia locale (o loco-regionale), a seconda delle preferenze del paziente e dell’operatore. L’intervento dura mediamente tra 30 e 60 minuti. Dopo aver posizionato il catetere all’interno della vena sotto guida ecografica, si eroga la radiofrequenza, che genera calore e provoca la “chiusura” della vena. Al termine, il catetere si rimuove e si applica una medicazione con bendaggio elastico.

Una volta conclusa la procedura, la maggior parte dei pazienti si alza e cammina subito. Spesso il rientro a casa avviene nella stessa giornata. Per facilitare il recupero, è consigliato indossare calze a compressione graduata e mantenere un’attività fisica leggera (come piccole passeggiate). Di solito il decorso post-operatorio è rapido, con eventuali piccoli fastidi che si risolvono in breve tempo.

Che consigli si sentirebbe di dare a chi avverte gambe pesanti, gonfiore o varici e crede di avere un problema di insufficienza venosa?

Prima di tutto, raccomando di rivolgersi a uno specialista, come un angiologo o un chirurgo vascolare, per una valutazione accurata che includa l’ecocolordoppler. Se i sintomi sono lievi, è possibile iniziare con rimedi semplici come calze elastiche, moderata attività fisica (camminare, nuotare, pedalare) e, se consigliato, un farmaco flebotropo. Anche piccole modifiche allo stile di vita—ad esempio, interrompere la sedentarietà, perdere peso se necessario o variare la posizione delle gambe durante il giorno—possono dare grandi benefici.

Se invece la situazione è più avanzata o i sintomi sono invalidanti, ci sono diverse procedure disponibili, tra cui la radiofrequenza. Meglio intervenire precocemente: così si prevengono complicazioni serie e si migliora sensibilmente la qualità della vita.

In che modo viene stabilito se un paziente è un buon candidato per la termoablazione in radiofrequenza?

Il primo passo è una visita specialistica con esame ecocolordoppler, che ci fornisce informazioni precise su quali vene sono coinvolte e se la safena è adatta ad essere trattata con la radiofrequenza. Successivamente, valutiamo lo stato generale di salute del paziente e altre possibili patologie che potrebbero influenzare il percorso di cura.

In molti casi, la termoablazione è la scelta ideale per l’ottimo equilibrio tra efficacia e rapidità di recupero. Tuttavia, ogni paziente ha una storia clinica diversa e un approccio personalizzato è fondamentale. Il nostro obiettivo è trovare la soluzione che assicuri non solo la risoluzione delle varici, ma anche un ritorno sereno alle attività di tutti i giorni, senza ricadute e in totale sicurezza.

In caso di dubbi o richieste di informazioni più approfondite, restiamo a disposizione dei pazienti per rispondere tempestivamente ad ogni richiesta.

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