Venerdì alle 19 (ingresso libero), dialogando con Annalisa Presicce, il docentre presenterà il suo volume “L’intellettuale antifascista – Ritratto di Leone Ginzburg” (Neri Pozza). Una biografia intensa quanto breve, quella del russo italiano, consumata fra il 1909 e il 1944, fra Odessa, dove nacque, e Roma, nel carcere di Regina Coeli precisamente, dove trovò la morte per mano dei nazifascisti. Da Viareggio e Forte dei Marmi, dove trascorreva le vacanze, a Torino, dove compí quasi tutti gli studi, dalle amicizie giovanili, in particolare quella con il compagno di banco Norberto Bobbio al Liceo D’Azeglio, fino al lavoro editoriale presso la casa editrice Einaudi, di cui fu fondatore con Giulio e con Cesare Pavese, l’intera esperienza biografica di Leone Ginzburg s’inscrive nel modello gobettiano di intransigenza politica e apertura culturale. La biografia firmata da Angelo d’Orsi ci restituisce, in modo integrale, toccandone ogni aspetto, questa splendida figura d’intellettuale, che alla carriera accademica – alla quale era naturalmente portato, sulla base di una intelligenza superiore e di un eccezionale bagaglio culturale – preferí l’azione diretta per la libertà di tutti, fino a pagarne le conseguenze con la sua stessa vita. In un’epoca in cui gli intellettuali si piegarono, nella quasi totalità, al potere mussoliniano, Ginzburg rappresentò la splendida eccezione; fu, davvero, «l’intellettuale antifascista».
Sabato alle 20:30 (ingresso 5 euro) sempre sul palco di Astràgali Teatro in scena “Un Gramsci mai visto” scritto e interpretato da d’Orsi e ispirato al suo libro “Gramsci. Una nuova biografia” (Feltrinelli). In cinque monologhi, intervallati da musiche e canti d’epoca a cura di Anna Cinzia Villani e Morris Pellizzari, lo storico fa rivivere Gramsci, in una narrazione appassionata e appassionante: la vita, gli affetti, la malattia, la sofferenza, gli incontri e gli scontri politici, l’elaborazione teorica, tra la Sardegna, Torino, Mosca, Vienna, Ustica, Milano, Turi, Formia e Roma, dove muore a 46 anni. Gramsci è il pensatore italiano più studiato oggi nel mondo, ma poco conosciuto in Italia, al di fuori della ristretta cerchia di specialisti. Gramsci, con la ricchezza del suo pensiero critico, con la sua volontà dialogica, con la sua dirittura morale, con il suo rigore intellettuale, con la sua creatività di pensiero e di linguaggio, con i suoi interessi così ampi e multiformi, appare un punto di riferimento tanto importante quanto negletto. Nello spettacolo le vicende umane di Gramsci, vengono proposte, in un intreccio con le vicende politiche e l’elaborazione di un pensiero originale, con la sua lenta affermazione sulla scena politica nazionale e internazionale, nei diversi contesti geografici, politici e umani, dalla Sardegna a Torino, dalla Russia al ritorno in Italia fino al carcere e alla clinica dove morrà, con la stesura dei Quaderni, e delle Lettere.
Venerdì 20 maggio (ore 20,30 – ingresso libero) appuntamento con “Femminile singolare – Narrative di corpi queer” uno spettacolo del collettivo “Queer Market Show” di e con Venganza, Daimon Viola, Andromeda Unchained, Billie Kill, Am-En, Aleister Victoria con la partecipazione speciale del duo La Malasorte. Ciò che gli occhi vedono non è mai reale, ma interpretazione di simboli e forme secondo le strutture apprese. La stessa dinamica è intrinseca del racconto, fortemente influenzato da chi la storia la sta raccontando. In una pratica consapevole dell’interazione tra il reale e la sua assenza “Femminile Singolare” porta in scena le storie dei corpi che abitano lo spazio teatrale, attraversando archi temporali e spaziali. Il risultato è una narrazione emotiva, libera dai costrutti di logica: perché non c’è logica nello scoprirsi, tanto meno nell’amarsi. La Queerness è sfondo e protagonista, è cardine di comprensione per lo spettatore, è riappropriazione rivoluzionaria del linguaggio, è libertà anarchica e inclusiva. Tutto quello che i corpi in scena rappresentano sono visioni e speranze di esseri umani corporei, sono idealizzazioni concrete di un percepirsi a volte doloroso, sono respiri di liberazione di un amarsi quotidiano. Cosa resta allora di ciò che vediamo? Solo corpi, storie, prospettive.
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