Pittura come diario intimo. Emilia Ruggiero e il suo spazio emotivo a cura di Lorenzo Madaro
Questa mostra di Emilia Ruggiero è un diario intimo, i suoi dipinti sono pagine di uno spazio emotivo su cui si concentra da oltre un decennio con rigorosa attenzione, costruendo immagini, trasformandole, custodendole, come se fossero quadri da viaggio, un po’ come accadeva con le piccole tavole dipinte di età medievale, disponibili al culto domestico ma anche a una forma specifica di nomadismo. Ma questa mostra è, anzitutto, un ritorno a casa, perché questo castello è un antico avamposto della sua città, del punto di partenza per le sue riflessioni sulla vita e l’arte. Mesagne è infatti il luogo di nascita di Emilia Ruggiero, qui ha trascorso la sua infanzia e l’adolescenza e certamente in questa geografia ha sviluppato emotività e relazioni, prima di trasferirsi altrove per studiare e proseguire il suo discorso con la pittura, anzi dentro la pittura. La relazione con la propria città – di nascita o di adozione – è un tema che appartiene da sempre alla storia della pittura (perché d’altronde riguarda la vita stessa), anche in un senso conflittuale, emotivo, che stordisce la memoria creando prospettive di pensiero, sguardi, complessità che si risolvono nel territorio magico dell’arte. Questa mostra lo conferma con convinzione. Mi viene in mente una frase de La luna e i falò di Cesare Pavese: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”, ma anche alcuni versi del poeta pugliese Vittorio Bodini (tra l’altro grande amico di tanti artisti): “Qui non vorrei morire dove vivere mi tocca, mio paese, così sgradito da doverti amare”. Sono frasi che mi fanno pensare a Emilia e al suo lavoro. D’altronde in questo paradossale rapporto con il proprio luogo di origine, si sviluppa una ampia galleria di ritratti, che Emilia Ruggiero ha allestito in questo spazio dalle declinazioni affascinanti. Sala dopo sala si espande così una specifica familiarità con questi volti che sono, a ben guardare, luoghi, veri e propri spazi in cui sono accadute azioni, traumi, momenti felici, squarci di vitalità e attimi avvilenti. In questi volti-luoghi c’è tutto, c’è l’universo di donne che vivono costantemente un quotidiano fatto di realtà, con i suoi paradossi e gli estremi valori della vita di ogni giorno. C’è la poesia ma anche il degrado della paura, c’è finanche – però – la gioia, quella dell’esistenza. Così osservandole a distanza ravvicinata, queste donne ritratte da Emilia Ruggiero ci appaiono come presenze familiari perché in fondo rappresentano specifiche presenze della vita dell’artista, ma nei fatti sono esseri universali, perché d’altronde tutte le storie umane si somigliano. Quando si allontana da una pittura che sembra quasi suggerire un rapporto con le icone, in quella apparente rigidità frontale del ritratto che mi fa pensare finanche a Alex Katz, Emilia Ruggiero entra in immaginari altri, in cui il rapporto tra i corpi e la natura si fa ancora una volta silenzioso eppure avvolgente e alle volte totalizzante. In fondo è in queste continue conferme di un percorso, ma anche in alcuni apparenti deragliamenti che si amplia questo possibile diario intimo, in cui Emilia Ruggiero ci sta facendo ancora una volta entrare.
L’ARTISTA
Emilia Ruggiero, nata a Mesagne nel 1979. Dopo il diploma al liceo artistico statale di Brindisi nel ’98 frequenta la facoltà di Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Lecce. Si laurea con il massimo dei voti nel 2006 con una tesi in legislazione dei beni culturali dedicata al regime giuridico dell’arte contemporanea. Il periodo post-laurea è ricco di partecipazioni a corsi di formazione nel settore culturale, turistico, archivistico e bibliotecario. Ha collaborato con diverse realtà nel settore culturale, partecipando all’organizzazione di diversi progetti fra i quali la prima edizione del progetto europeo CreArt per il Comune di Lecce nel 2013, l’ideazione e la realizzazione del “mARTa”, Mercato di Arte Accessibile, I e II edizione, nel 2013/14; la direzione artistica del progetto PugliArtist II per conto dell’Agenzia per il Patrimonio Culturale Euromediterraneo nel 2019. Negli anni ha sviluppato la propria ricerca pittorica esordendo nel 2011 con la produzione intitolata “People”, una corposa galleria di ritratti di gente comune, acrilico su tela, che è diventata oggetto di una vasta operazione di merchandising. Ha proseguito esplorando anche le potenzialità dell’orizzonte grafico e firma i manifesti della manifestazione Blufestival del Comune di Melendugno (2017/18). Del 2018 la personale “A cuor leggero”, negli spazi dell’ex conservatorio di Sant’Anna, con nota di Lorenzo Madaro. Fra le collettive si annoverano: Percorsi artistici salentini, a cura di Massimo Guastella (Galatina, museo Pietro Cavoti, agosto 2011; Muro Leccese, convento dei Domenicani, settembre 2011); Autoritratti. Artisti del terzo millennio, a cura di Massimo Guastella (Galatina, dicembre 2011; Ceglie Messapica luglio-agosto 2012); Kraino: un augurio ad arte 2014, quinta edizione, a cura di Simona Caramia e Lorenzo Madaro (MUST – Museo storico della città di Lecce, giugno 2014); Fragile_III, a cura di Benedetta Spagnuolo (Genova, museoteatro della Commenda di Prè, luglio 2018). Nel 2019 inizia il progetto corale Woman a Lecce nel Fondo Verri nell’ambito della diciannovesima edizione della rassegna ‘Le mani e l’ascolto’ curata da Mauro Marino, con testo introduttivo dello scrittore salentino Osvaldo Piliego. L’operazione viene contemporaneamente sostenuta e lanciata da una pubblicazione sul CAM – Catalogo dell’arte moderna (n.56 – editoriale Giorgio Mondadori – Proposte artisti 2020/2021). Nel dicembre 2022 la seconda tappa nelle sale del Castello Volante di Corigliano d’Otranto realizzata con il contributo dell’Agenzia del Patrimonio Euromediterraneo del Comune di Lecce nell’ambito del bando Lecce/Matera 2020; in collaborazione con il Castello Volante e la Cooperativa CoolClub. Woman è un progetto pittorico in itinere di Emilia Ruggiero che, attraverso il ritratto, racconta le donne rendendo omaggio ai loro percorsi. Molte sono artiste che, tra tante difficoltà, sono riuscite attraverso la creatività a riappropriarsi di se stesse conquistando il proprio spazio in un territorio meraviglioso ma contraddittorio come il nostro, individuando nell’arte una grande possibilità e risorsa. Arte, quindi, come processo di liberazione ed emancipazione ma anche come luogo di incontro, dialogo e confronto. Le protagoniste hanno costruito la loro autostima ed hanno imparato ad amarsi e ad amare, a costruire, ad osare. Donne che onorano le loro radici trasformandole e che non sono più vittime. Donne che possono aiutare le altre a liberarsi dai condizionamenti e che possiedono gli strumenti di un lungo percorso di evoluzione. Donne che si esprimono perchè hanno finalmente coscienza di se stesse. Attualmente vive ed opera a Lecce.