Territorio

Il Comune di Lecce aderisce alla campagna “Free Patrick Zaki, prisoner of conscience”

Il Comune di Lecce ha aderito alla campagna “Free Patrick Zaki, prisoner of conscience”.

Spiega il sindaco Carlo Salvemini: “Una iniziativa che è partita dall’associazione DIV – Diffondiamo idee di valore, da Amnesty International e “Poster for Tomorrow”, che ha l’obiettivo di rafforzare il coro di voci che chiede con forza la liberazione di Patrick Zaki, il giovane studente egiziano dell’università di Bologna che è in carcere da circa un anno nel suo Paese come prigioniero di coscienza, detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media.

“Free Patrick Zaki, prisoner of conscience” è un’edizione speciale del concorso internazionale di comunicazione sociale “Poster For Tomorrow“ che ha l’obiettivo attraverso il linguaggio dell’arte e della creatività di ribadire che Patrick non è solo e che fuori dalle mura del carcere del Cairo c’è un mondo che è attivamente impegnato per la sua liberazione.

Ad essere chiamati a partecipare sono artisti e creativi di tutto il mondo: i dieci migliori poster, selezionati da una giuria internazionale, saranno poi affissi a partire dal 7 e 8 febbraio – anniversario del primo fermo e della convalida dell’arresto – a Bologna, Lecce e nelle altre città e nei luoghi pubblici e privati che aderiranno all’iniziativa.

A questo link le informazioni utili per partecipare:
http://www.posterfortomorrow.org/en/index/view/free-pz
Di seguito voglio postare l’appello che abbiamo sottoscritto e che condivido con tutti voi”.

“Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki, studente egiziano del Gemma (Master Erasmus Mundus che si occupa di “Women’s and Gender Studies”) dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, viene fermato all’Aeroporto del Cairo, appena atterrato con un volo proveniente dall’Italia. Dopo diverse ore di sparizione forzata, ricompare il giorno dopo, 8 febbraio, di fronte alla procura della città di Mansura per la convalida dell’arresto. Il mandato di cattura contiene le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo. Dopo estenuanti rinvii, le prime due udienze del processo si tengono però solo a luglio. Nella seconda, quella di domenica 26, il giovane studente – visibilmente dimagrito – incontra i suoi avvocati per la prima volta dal 7 marzo. Il 25 agosto, sempre per la prima volta da marzo, vede sua madre, per un breve colloquio. Il 7 dicembre il giudice della terza sezione del tribunale antiterrorismo del tribunale del Cairo annuncia il rinnovo per 45 giorni della custodia cautelare. Il 19 dicembre Patrick incontra nuovamente la madre nel carcere di Tora. «Sono fisicamente e mentalmente esausto, non ne posso più di stare qui e mi deprimo a ogni tappa dell’anno accademico mentre sono qui invece che con i miei amici a Bologna», le racconta. In questi mesi la famiglia ha ricevuto solo due brevi lettere a fronte delle almeno 20 che il ragazzo aveva scritto e inviato. Noi riteniamo che Patrick Zaki sia un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media. Dedichiamo questa iniziativa a tutte le persone prigioniere di coscienza rapite, torturate, sparite, recluse ingiustamente. E a tutte le giovani e i giovani che girano il mondo per studiare, ricercare, condividere, costruire una società migliore”.